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18 Settembre 2014
PIT: IL PIANO PAESAGGISTICO NON PIACE AGLI AGRICOLTORI, A RISCHIO INVESTIMENTI PSR

Il Piano Paesaggistico, così come è stato redatto, non piace agli agricoltori. Coldiretti non condivide ne il presupposto culturale, ne la filosofia. Il Pit attenta, secondo la principale organizzazione agricola del territorio, al principio “sacro santo” di libertà di fare impresa, oltre a mettere a rischio i prossimi finanziamenti del Piano di Sviluppo Rurale. “Da un lato – spiega Vincenzo Tongiani, Presidente Provinciale Coldiretti – si mettono vincoli, dall’altro si sostengono gli investimenti. Il piano, così come è oggi, li renderebbe vani, inutili ed inefficaci. Il rischio, in definitiva, è quello di non poter spendere, e quindi investire, milioni di euro messi a disposizione dal Psr”. Intanto la Regione Toscana dopo le sollecitazioni arrivate da tutte le parti ha già fatto sapere che a breve convocherà i rappresentanti del mondo agricolo, Coldiretti in prima linea, per proseguire un confronto in merito – hanno scritto proprio ieri l’Assessore all’Agricoltura, Gianni Salvadori e l’Assessore all’Urbanistica, Anna Marson - su tutte le questioni sollevate e invitare tutti gli interessati a contribuire in modo concreto alla messa a punto del Pit. “Il Piano Paesaggistico – spiega la posizione di Coldiretti Tongiani – mette la nostra regione dentro una campana di cristallo inaccettabile che produrrà effetti devastanti sull’economia, sull’occupazione e sullo stesso equilibrio del territorio. Non possiamo condividere il presupposto culturale, né tanto meno la filosofia: per noi quel Piano è da riscrivere. Non è una questione di osservazioni o di correzioni. Rispetto – precisa Tongiani - per le opinioni e per il lavoro degli esperti che hanno redatto il Piano, ma non condividiamo in nessun modo l’impianto culturale. Accettarlo, o semplicemente aggiustarlo, significherebbe negare il principio di libertà d’impresa che il Piano, se approvato, di fatto annullerà”.

Una bocciatura, quella di Coldiretti, senza se e senza ma, per cui non “è sufficiente sistemare una parola o cambiare un aggettivo. Le contraddizioni e gli errori sono molto diffusi ed anche gravi. Il paesaggio è il risultato dell’attività agricola e dell’azione dei nostri padri, nonni, avi ma anche delle leggi, comunitarie, regionali e locali che ci hanno consentito di tutelarlo, e di conseguenza modellarlo. L’obiettivo del Pit non era quello di castrare l’attività agricola e la sua azione sul territorio, ma di tutelare il nostro patrimonio paesaggistico. Il paesaggio non si protegge estremizzando i vincoli, ma trovando un equilibrio; una sintesi”. Caso diverso per le colline del Candia: “sul Candia la priorità è la sua messa in sicurezza. In Piano, da questo punto di vista, va nella direzione giusta”.
Coldiretti, nella sua analisi, fa anche alcuni esempi di “punti” poco chiari: alla coltura del vigneto vengono sempre associati i rischi della banalizzazione del paesaggio, dell’erosione dei terreni e dell’inquinamento delle falde e della perdita degli assetti colturali tradizionali. Per i boschi la gestione a ceduo è considerata sempre un elemento negativo. Il vivaismo è visto come un’attività diversa dall’agricoltura, con un forte impatto negativo sul paesaggio e sull’ambiente: una sorta di paesaggio “artificiale”. Non si tiene conto che tutti i nostri paesaggi agroforestali, salvo limitatissime eccezioni, sono artificiali. Si fa uso di alcuni termini sbagliati, o quantomeno impropri e la grande mole di pagine che compongono il piano è per lo più frutto di “copia - incolla”. “E’ importante – conclude Maurizio Fantini, Direttore Provinciale Coldiretti - recuperare i contenuti della modifica alla Legge Urbanistica, modifica che è il risultato di un lungo confronto fra mondo agricolo, Regione Toscana e sindaci e che aveva recepito le giuste esigenze delle imprese.

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