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25 Novembre 2012
PESCA: PESCE PRONTO PER LA TAVOLA E FILIERA CORTA, COSI I PESCHERECCI TOSCANI VINCERANNO LA SFIDA PER IL FUTURO

Pesce sfilettato già pronto per le tavole, filiera corta, e vendita diretta dalla banchina al consumatore per portare i pescherecci toscani in acque sicure. E poi valorizzazione della tracciabilità e potenziamento congiunto del brand Made in Tuscany (e quindi anche Made in Italy), aggressione ai costi di produzione (+700% in 25 anni per il gasolio passato da 0,1 al litro a 0,7) e alla burocrazia (servono 113 atti amministrativi per varare una nuova barca, e 57 per avviare un impianto di acquacoltura!). I pescherecci toscani sono pronti a tornare al centro della filiera e non più a subirla come è accaduto fino ad oggi. A riportarli ai timoni di comando il progetto per una filiera corta tutta italiana promosso da Coldiretti e Campagna Amica attraverso la rete di vendita diretta nazionale dove è già possibile, anche in Toscana, acquistare il pesce appena pescato al 100% del Mar Tirreno. A fianco di zucchine e cavoli, olio e vino, ora è possibile trovare triglie, scampi,gamberoni, polpi, seppie e tutto il pesce di stagione. Anche in vaschetta e già pulito. I risultati, la dove il pescato fresco è già arrivato, sono stupefacenti.
 
Sono gli obiettivi di ImpresaPesca Toscana che dal terzo Salone della Pesca, in corso a Marina di Carrara, ha tracciato linee e progetti per il futuro dei pescherecci toscani alle prese con molteplici punti di debolezza che li rendono fragilialle prospettive di mercato. Già una cinquantina quelli che hanno aderito scommesso su Impresa Pesca. Un settore, quello ittico, che nel Mar Tirreno vive tra luci ed ombre ma che sembra aver trovato un equilibrio tra numero di imbarcazioni e risorse. “Il rapporto tra le risorse ittiche, quindi la quantità di pesce, e la flotta oggi presente è appropriato e rende i prezzi più competitivi. Non accade così nell’Adriatico – ha analizzato Massimo Spagnolo dell’Università di Salerno e Presidente Irepa – dove invece la concorrenza è molto forte e il numero di imbarcazioni è eccessivo rispetto alle risorse”. La riduzione della flotta toscana, se pur elemento di fragilità, ha permesso al comparto di trovare un adeguato rapporto tra pescatori e pesci. Cosa che non è accaduta, per esempio nel Mar Adriatico, dove convivono le marinerie di altri paese europei. Anche il reddito pro-capite, altro indicatore indicativo, è tra i più alti. “Le imprese ittiche toscane sono più sane rispetto alle impese siciliane, dell’adriatico e di altre regioni – ha spiegato – ha spiegato Tonino Giardini, Coordinatore Nazionale di Impresa Pesca – nel Tirreno opera una flotta piccola ma proporzionata. C’è spazio per tutti. Ora è necessario spostare l’attenzione dalla sbarco alla tavola perché la tutela del prezzo diventa fondamentale. Dovremo tornare, per evitare che il sistema commerciale comprima il prezzo di vendita, a dare servizi simili a quello del commerciante. Il pesce dovremo venderlo, sfilettato, pronto per la tavola”.
 
Piccola ma sana la flotta Toscana è composta da 620 imbarcazioni dislocate su 26 porti nel litorale: “La perdita di imprese si traduce anche in una perdita di occupazione – ha inquadrato il settore Giardini – siamo passati da 50mila addetti a 28mila a livello nazionale mentre le imbarcazioni si sono ridotte di un terzo negli ultimi 25 anni. E’ chiaro che siamo di fronte ad un settore in sofferenza dove si fatica a sopravvivere e dove spesso si esce a pesca in perdita”. Tanti i temi toccati nel corso del convegno la politica delle demolizioni per consentire il ringiovanimento della flotta toscana. Oggi mediamente una imbarcazione ha tra i 35-40 anni di età; un elemento di ulteriore svantaggio. “L’età incide sui costi di gestione e manutenzione – ha spiegato il Coordinatore Nazionale di Impresa Pesca - che inevitabilmente sono più alti rispetto ad una imbarcazione nuova, al consumo del gasolio e alla sua capacità di pesca. Andar per mare con imbarcazioni vecchie è anche più pericoloso. I costi di gestione sono altissimi e sottraggono risorse per ristrutturare l’azienda”.
 
L’altro grande argomento è legato al fermo biologico contestato duramente dalla flotta Toscana: “il fermo biologico – ha analizzato ancora - deve essere adeguato al contesto, il Mar Tirreno, e non quello Adriatico per cui è stato pensato. Si possono strutturare chiusure di aree individuate per la riproduzione (nursering) e continuare a pescare in altre. Dobbiamo portare l’Unione Europea a ragionare in maniera diversa da area ad area”. Il fermo biologico si traduce in un incentivo alle importazioni di pesce dall’estero che ha già toccato il 70% contro il 30% pescato in acque italiane. “Il fermo biologico– ha precisato – sguarnisce i mercati di pesce locale ed aumenta il pesce importato con effetti sui prezzi”. A tenere a battesimo Impresa Pesca Coldiretti l’Assessore all’Agricoltura della Regione Toscana, Gianni Salvadori che ha sottolineato, richiamando al progetto “Vetrina Toscana”, come sia evidente la necessità di “incentivare il consumo di pesce povero per dare risposte alle imprese ittiche toscane costruendo una filiera vera”. Per il Presidente Coldiretti Toscana, Tulio Marcelli “è necessario agire sul valore aggiunto, farlo comprendere al consumatore così come accade già per l’agroalimentare, per portare il pesce sul mercato a prezzi adeguati distinguendo il pesce importato da quello nostrano. Il marchio di Campagna Amica – ha concluso chiudendo i lavori della prima uscita ufficiale di Impresa Pesca - è la garanzia per il consumatore”.

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