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28 Dicembre 2012
OLIVICOLTURA: PICCOLI NUMERI E GRANDE QUALITA’, IL “NOSTRATO” DI MONTIGNOSO PRONTO AD UNIRE GLI EXTRAVERGINE APUO-LUNIGIANESI

Più di nicchia di così non si può. È prodotto nelle colline di Montignoso uno degli oli extravergine toscani senza dubbio tra i più originali del panorama olivicolo nazionale che porta in seno, dentro ogni bottiglia, la disciplina di un regolamento ferreo e tutti i sapori, i profumi di un territorio sospeso tra le apuane ed il mare che lo rendono un prodotto “tipico” unico del nostro paniere. Stiamo parlando del “Nostrato”, singolare esperienza olivicola decollata una decine di anni fa su stimolo di un gruppetto di produttori guidati da Gianni Volpini ed oggi realtà pregiata che ridisegna i confini del concetto stesso di Made in. Per acquistarlo il “Nostrato” bisogna “desiderarlo”. Non lo trovi nella grande distribuzione organizzata e nemmeno nei circuiti dell’ingrosso, se lo vuoi, lo vuoi veramente, l’unico scaffale è quello dei produttori associati, oppure quello delle Enoteche, poche e selezionate. Una politica di rigore, serietà, zero difetti e qualità altissima che ha conquistato il consumatore finale che può arrivare a pagarlo anche fino a 20 euro il litro.
 
Dieci anni dopo il suo debutto i risultati sono lo specchio del successo di un’avventura associativa tutta montignosina: 70 produttori-associati che seguono il disciplinare per una produzione che supera ormai i 50 quintali, una trentina invece quelli che oltre a rispettare le regole con scrupolosa attenzione proseguono il percorso di imbottigliamentofino all’etichetta (Quercetano, Leccino, Frantoio le tre varietà di “Nostrato” in commercio). “Il Nostrato non è un extravergine qualsiasi – spiega Franco Cresci, uno dei principali artefici del progetto “Nostrato” durante la presentazione dell’annata 2012 che si è tenuta al Ristorate “La No” – ma ha un identikit ben definito che lo caratterizza in un contesto altrettanto definito. Si tratta sicuramente dell’esperienza tecnico-produttiva più interessante creata dal territorio che fa capo ad un’associazione di produttori che si identificano in un territorio, che seguono un regolamento di tracciabilità interna, che producono qualità, reddito e multifunzionalità”. Una piccola produzione quella etichettata (circa 10 quintali) paragonata a tante altre esperienze in Toscana che finisce sul mercato come “Nostrato” ottenuta sostenendo costi e “sacrifici” molto alti per garantire la qualità del prodotto finale: “i 23 campioni monitorati  tramite il progetto della Camera di Commercio di Massa Carrara presentano tutti, nessuno escluso, risultati eccezionali – spiega orgogliosa Cristina Ronchieri, Presidente dell’Associazione “Olio Nostrato” – il parametro di acidità è sensazionale”. Gli fa eco Raffaello Raffaelli, VicePresidente dell’Associazione: “Nessun difetto, parametri di qualità ed anche una produzione generosa che ci permette di ammortizzare i costi altissimi di produzione che dobbiamo sostenere”. Uno sforzo economico, e non solo, ripagato dalle attenzioni del consumatore e dal suo crescente interesse nei confronti di un prodotto della terra sicuramente particolare: “Siamo piccoli produttori con un regime, per lo più, a livello familiare ma siamo diventati grandi produttori della cultura dell’olio; in questi anni abbiamo fatto passi avanti enormi sul fronte della qualità e conoscenza del prodotto. Tutto questo - aggiunge Romano Lorieri, tra i soci più attivi dell’Associazione - ci permettere di trasmettere quelle conoscenze che aiutano soprattutto chi produce olio di qualità e soprattutto chi lo consuma”.
L’esperienza del “Nostrato” potrebbe aprire, presto, molto presto, interessanti scenari diventando elemento di aggregazione tra tutte le piccole varietà locali che si producono tra la costa e la Lunigiana come l’olio della Conca di Moneta di Carrara, l’olio extravergine dei produttori di Fosdinovo per citarne solo alcuni. L’obiettivo è creare un percorso di condivisione e allo stesso tempo di riduzione dei costi ed ottimizzazione. A porsi questo obiettivo è Coldiretti che ha seguito con interesse l’esperienza del “Nostrato”: “Il futuro – spiega Vincenzo Tongiani, Presidente Provinciale Coldiretti - credo sia nell’aggregazione di queste piccole ed interessanti realtà associative ed imprenditoriali che dovranno mantenere ognuna la propria specificità, indipendenza, etichette, caratteristiche e legami con il territorio. E’ però evidente che se vogliamo creare reddito per le imprese e mantenere il livello qualitativo che le contraddistingue dobbiamo intervenire su tutte quelle voci di costo che possono essere ridotte e condivise, ma anche ottimizzare gli sforzi per la promozione, sostenere l’ingresso nei mercati con procedure adeguate, sfruttare circuiti di vendita coma la rete dei mercati degli agricoltori e partecipare a bandi per azioni di finanziamento”.

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