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22 Novembre 2012
MALTEMPO/CANDIA: SLAVINA DI FANGO E ACQUA DOPO LAVORI DI MESSA IN SICUREZZA, I VITICOLTORI PREPARANO LA PROTESTA

Quella frana, già oggetto di un intervento di messa in sicurezza, si è trasformata in una slavina di fango e acqua. Per fortuna, Alceste Balloni ed i suoi famigliari non erano in casa quella sera quando la pioggia ha deciso di abbattersi, come non mai, sulle colline del Candia e sulle zone limitrofe. L’onda di fango ha sfiorato la casa per pochi metri: un miracolo. La frana si è staccata nello stesso punto interessato dallo smottamento del 2010 quando anche allora le forti precipitazioni avevano innescato un’escalation di frane in tutte le colline della Doc provocando anche delle vittime. Per “guarire” quel versante l’azienda agricola Balloni, in località Castagnara, aveva speso, di tasca propria, circa 14 mila euro. Le ultime piogge non solo hanno annullato i lavori di messa in sicurezza ma hanno addirittura peggiorato lo stato del versante che con le piogge è completamente crollato portando fino a valle, ai piedi della casa, decine di metri di vigne. La frana ha sventrato il versante aprendo un fronte di circa 90 metri. Un taglio lungo e profondo che costeggia la casa. I lavori di “ripristino” erano estati eseguiti – dopo regolare progettazione e messa in opera da parte di ingegneri e geologi - utilizzando il sistema a “gabbioni”, un reticolo di gabbie di ferro collegato l’uno all’altro e posizionate in modo da bloccare il terreno. Una soluzione che si è rivelatafallimentare: non solo la frana si è staccata nello stesso punto del 2010 ma ha coinvolto tutto il versante provocando una “ferita” 10 volte maggiore. Secondo Aurelio Cima, Presidente del Consorzio di Tutela del Candia dei Colli Apuani Doc la soluzione è da cercare nel passato copiando e riprendendo i sistemi di messa in sicurezza utilizzati da generazioni di vignarol. “E’ evidente che prima di mettere ancora mani alle frane, metterle in sicurezza, serve prima affrontare uno studio più organico per capire come intervenire e con quali metodi. Mettere mani oggi alle frane potrebbe produrre paradossalmente più danni perché le soluzioni fino qui adottate si sono rivelate completamente errate. Il sistema utilizzato probabilmente non è adatto per la tipologia di terreno”. Per Cima la soluzione si chiama “scasso” come più volte sostenuto. “Prima di intervenire di nuovo – sottolinea – è necessario valutare bene come farlo”. La prova che qualcosa è da rivedere nel sistema di messa in sicurezza si trova nel versante opposto alla frana. Anche lì, nel 2010, il versante era stato interessato da un movimento franoso ancora evidente. Ma lì la pioggia non ha provocato altri effetti a catena. “Tutto è rimasto come nel 2010 – fa notare Cima – sarà anche un caso ma un caso da valutare”.
 
Intanto Coldiretti ed il Consorzio hanno nominato un legale e dato mandato ad un team di esperti di approntare uno studio di valutazione per arrivare a presentare un progetto di riassetto idrico complessivo. La principale organizzazione agricola sta anche valutando, insieme ai viticoltori, la possibilità di azionare le levedella protesta già la settimana prossima. “Strada possibile – conclude Vincenzo Tongiani, Presidente Provinciale Coldiretti – è ora di affrontare seriamente i problemi”.

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