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7 Gennaio 2022
FIORI: AUMENTO COSTI PRODUZIONE E INFLAZIONE SPENGONO SERRE VERSILIA, SOPRAVVIVENZA APPESA AD UN FILO

L’inflazione e l’esplosione dei costi di produzione, in primis gasolio, energia elettrica, concimi e packaging, unito al clima di incertezza legato all’emergenza sanitaria, spaventa i floricoltori. Il futuro del florovivaismo della Versilia, punto di riferimento nazionale per la produzione del fiore reciso e del fiore in vaso con 200 aziende specializzate, 2 mila addetti tra diretti ed indiretti, 150 milioni di fatturato tra produzione e trasformazione, è appeso ad un filo. Un filo sempre sottile e sempre più condizionato dall’andamento dei costi delle materie prime che rischiano di spegnere per sempre alcune delle produzioni tipiche del territorio come il ciclamino, il lilium, il ranuncolo e la stessa Stella di Natale. A dirlo sono Coldiretti Lucca e Affi, l’associazione dei fioristi e floricoltori italiani.

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“Il margine di utile netto, indispensabile per tenere in piedi un’azienda, si sta avviando al galoppo verso lo zero. Questo significa che l’aumento dei costi delle materie prime si sta lentamente divorando il futuro della nostra agricoltura malgrado gli sforzi e gli investimenti strutturali per riadattare colture e produzioni in chiave sempre più sostenibile, biologica ed innovativa. – spiega Andrea Elmi, Presidente Coldiretti Lucca – Il 2022 ci preoccupa molto e preoccupa un comparto che per la Versilia e la piana di Lucca è strategico da punto di vista dell’occupazione, del fatturato e della presenza”.

Molte aziende florovivaistiche, in questi anni, si sono già orientate verso produzioni meno energivore tenendo spenti, o utilizzando solo marginalmente, i riscaldamenti nelle serre che per alcune produzioni invernali sono indispensabili. “Alcune produzioni in serra, come la Stella di Natale necessitano di temperature fra i 15 ed i 20 gradi per crescere e per evitare lo svilupparsi di malattie. Più aumentano i costi per riscaldare le serre e più il margine economico di sopravvivenza si assottiglia. – spiega Cristiano Genovali, presidente di Affi – In questo ultimo decennio alcune produzioni sono quasi sparite, una su tutte la rosa, a causa dell’insostenibile peso dei costi di produzione e della forte concorrenza straniera, altre invece sono diventate marginali e chi resiste lo fa per non perdere quote di mercato che si è faticosamente conquistato. I costi fissi – analizza Genovali – sono tutti aumentati a dismisura e di questo passo, nel 2022, non saranno più gestibili: il gasolio è aumentato di 20-30 centesimi il litro, l’energia elettrica del 30%, i costi di trasporto del 25% con l’inflazione che ci sta spingendo verso il baratro. Di questo passo arriveremo nei prossimi mesi al pareggio tra costi ed utili con conseguenze molto pesanti per tutto il territorio”.

A confermare che la direzione imboccata fa paura sono gli ultimi dati Istat relativi all'intero  2021 che su base annuale evidenziano un aumento dei prezzi alimentari pari ad appena lo 0,6 % molto meno della metà dell’inflazione che è salita al 1,9%. I dati di dicembre confermano il differenziale con l’inflazione che sale al 3,9% mentre la crescita dei prezzi dei prodotti alimentari è minore e pari al 2,9%, con molte imprese agricole – denuncia Coldiretti – stanno vendendo sottocosto anche per effetto di pratiche sleali che scaricano sull’anello più debole della filiera gli oneri delle promozioni commerciali.

L’aumento dei costi riguarda anche l’alimentazione del bestiame, il riscaldamento delle serre per fiori e ortaggi ma ad aumentare sono pure i costi per l’essiccazione dei foraggi, delle macchine agricole e dei pezzi di ricambio per i quali si stanno verificando addirittura preoccupanti ritardi nelle consegne. Il rincaro dell’energia – continua Coldiretti – si abbatte poi sui costi di produzione come quello per gli imballaggi, dalla plastica per i vasetti dei fiori all’acciaio per i barattoli, dal vetro per i vasetti fino al legno per i pallet da trasporti e alla carta per le etichette dei prodotti che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per olio, succhi e passate, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi. “Serve – conclude il presidente di Coldiretti, Andrea Elmi – responsabilità da parte dell’intera filiera alimentare con accordi tra agricoltura, industria e distribuzione per garantire una più equa ripartizione del valore per salvare aziende agricole e stalle”.

 

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