L’agricoltur...a rosa parla un’altra lingua. La Lunigiana è tra le mete toscane preferite dagli stranieri per una vacanza, ma sempre più per un’esperienza che può durare anche tutta la vita. Gli esempi più famosi sono Sting, nel Chianti, l’ex chief executive della Time Warner Richard Parsons nel Brunello di Montalcino per l’amministratore delegato del colosso del tabacco Philip Morris. Sono il 15,1% in più gli stranieri che, una volta messo piede nella terra di Luni, non se ne sono più andati. Hanno lasciato il paese di originale, Germania, Inghilterra e Stati Uniti principalmente, un lavoro, amici e parenti, per riscoprirsi in mezzo a colline e campagne, imprenditori agricoli. E’ accaduto per Alison Grace Martin, signora del Devonschire, Inghilterra, che a Fivizzano coltiva e lavora il bambù per farne opere ardite da lavoro e da ammirare. E’ accaduto per Jacqueline Araujo De Lucena, brasiliana, che invece a Villafranca ha scoperto il miele ed oggi è una simpatica e vulcanica produttrice di “Dop-pe”. Alison & Jacqueline sono solo due delle 1.030 belle storie di imprenditrici agricole straniere attive nella nostra regione diventate ambasciatrici dei nostri prodotti nel mondo e che attraverso l’agricoltura ed il lavoro si sono costruite un percorso di integrazione, parità sociale ed indipendenza economica riuscendo a far coincidere i tempi della vita con quelli del lavoro. A fianco di un Made in Tuscany che passa in mani straniere lasciando solo le braccia in Toscana mentre mente, cuore e cassaforte stanno altrove, c’è un Made in Tuscany che viene da lontano e che contribuisce, ogni giorno, con fatica e sudore, al primato del nostro agroalimentare.
A dirlo è Coldiretti (info su www.massacarrara.coldiretti.it) sulla base dell’analisi del rapporto Inea-Infocamere. “L’agricoltura, più di altri settori della nostra economia – ha spiegato nel suo intervento Maria Cristina Rocchi, Responsabile Regionale Donne Impresa – sta dimostrando una forte predisposizione a rispondere alle aspettative delle donne che hanno l’occasione di essere veramente protagoniste dell’impresa che guidano o in cui collaborano. L’agricoltura è un percorso che ha facilitato il desiderio di emancipazione sociale ed economica favorendo la crescita cultura del territorio. L’ingresso progressivo delle donne nell’agricoltura - sottolinea ancora la Responsabile Regionale Donne Impresa Coldiretti - ha certamente dato un forte impulso all’innovazione che ha caratterizzato il settore con l'ampliamento delle attività ad esso connesse come la trasformazione dei prodotti, la nascita del settore dell'agribenessere, il recupero di antiche varietà, le fattorie didattiche, gli agriasilo, l’adozione di piante e animali on line e tante altre innovazioni”.
Una parte della fortuna della Toscana del buon cibo e del buon vivere, dell’ospitalità e della cura del territorio, dell’immagine e della pubblicità è merito - anche - di questa piccola ed intraprendente fetta di imprese che parla “un'altra lingua”. La capacità di adattamento al nuovo contesto di vita e di integrazione culturale ha fatto poi il resto. Attive principalmente nel settore del turismo rurale, le imprenditrici rosa che arrivano da lontano hanno sviluppato, a fianco di una pronunciata ricettività turistica, un naturale e conseguente legame con i prodotti tipici del territorio a cui aggiungere, non di rado, un tocco di personalità. “La multifunzionalità è la caratteristica principale delle aziende agricole condotte da donne. Queste imprese generano occupazione perché sviluppano attività particolari che si affiancano a quella principale per fornire un prodotto o un servizio particolare. La capacità di coniugare la sfida con il mercato, il rispetto dell'ambiente e la qualità della vita a contatto con la natura sembra essere - precisa ancora - una delle principali ragioni della presenza femminile nelle campagne. Un impegno che è infatti particolarmente rilevante nelle attività più innovative e multifunzionali come dimostra il protagonismo delle donne nei mercati degli agricoltori di Campagna Amica, negli agriturismi o nelle associazioni per la valorizzazione di prodotti tipici nazionali come il vino e olio.
Dai più tradizionali, come vino all’olio, preferibilmente di qualità e certificati, fino alle coltivazioni più diverse e “curiose”, la campagna toscana è piena di belle storie di donne che hanno lasciato il paese di origine per vivere in campagna. Appartengono a culture e tradizioni diverse ma sono state, per certi versi, pioniere nell’anticipare i tempi di un’immigrazione che ha contribuito all’eccellenza del Made in Tuscany nel mondo.
MIELE DOP CARIOCA IN LUNIGIANA (MS), L’INFERMIERA DI RECIFE CHE AMA LE API
Dalle corsie dell’ospedale al miele Dop della Lunigiana. Jacqueline Araujo De Lucena, 38 anni, brasiliana di Recife, bella località di mare sulla costa atlantica, prima di scoprire la Lunigiana, e poi le api, ha lavorato come infermiere nel reparto di “Medicina” dell’ospedale della sua città. Stava ultimando il corso di specializzazione per assistente infermiera in sala operatoria prima di partire per quello che sarebbe stato il viaggio della sua vita. L’Italia è sempre stata nei suoi sogni, fin da bambina. “Imparavo la lingua – racconta – ascoltando le cassette con il mangianastri. Arrivare in Lunigiana è stato come arrivare in un altro mondo”. Passata da una città di mare al freddo invernale del piccolo paesino di 300 anime in località Fornoli, a Villafranca, dove vive, l’inizio non è stato dei più facili. A frenare il suo entusiasmo l’impossibilità di esercitare la sua professione nei nostri ospedali: “I titoli che avevo conseguito in Brasile qui non erano validi”. Incassata la prima delusione Jacqueline però non demorde ed inizia a darsi da fare lavorando come badante e come ragazza alla pari, e fino a quel momento di api e miele aveva solo sentito parlare. E’ nel 2006 che conosce il marito; insieme si appassionano alle api. Partono con 60 arnie, oggi ne hanno 310 e producono uno splendido miele Dop della Lunigiana biologico. “Ho imparato a conoscere ed apprezzare il miele, quelli che qui si chiamano i rimedi della nonna, quando mio figlio era piccolo. Da lì è stata una scoperta dietro l’altra. La voglia ed il desiderio di imparare ha fatto il resto”. Delle api, compagne e colleghe, dice: "E' una comunità perfetta da cui dovremo prendere esempio. Tutti sanno cosa fare e tutti lavorano per lo stesso obiettivo. Non ci sono gelosie. Se un calabrone entra nell'arnia si difendono insieme e vincono sempre". Iscritta al Consorzio di Tutela per il Miele Dop della Lunigiana, è attraverso il lavoro, la serietà e il desiderio di imparare che si è guadagnata un posto tra gli apicoltori. “Le api mi hanno insegnato tanto ed hanno riscattato l’iniziale delusione. Il lavoro ha facilitato la mia integrazione. L'Italia mi ha dato tanto”.
DAL DEVONSHIRE AL VEGETAL DESIGN, L’ARTE BAMBU’ DI ALISON GRACE
Alison Grace Martin, dal Devonshire, rappresenta un perfetto esempio di quell’ingegnosità e creatività che contribuisce all’assoluta modernità di un settore che dimostra di non avere più limiti, ne di applicazione, ne di prospettive. Alison impiega il bambù, che cresce rigoglioso e spontaneo nel suo mezzo ettaro sulle colline di Fivizzano, in Lunigiana, per trasformarlo in vere e proprie opere d’arte, oggetti sostenibili e flessibili che rispettano e si integrano con l’ambiente. Realizza, con le sue mani, gazebo sferici che assomigliano ad astronavi leggere come piume, pollai “ecologici”, contenitori originalissimi per il compost, strutture agricole come recinti e sostegni, persino giocattoli e “sculture” che hanno adornato soffitti e spazi di importanti centri commerciali in Francia. Con le sue creazioni ha partecipato a mostre ed eventi di livello internazionale e collaborato con università e studi specializzati in vegetal design. “Ma le applicazioni del bambù sono le più diverse e le più inaspettate” confessa Alison che dopo un lungo giro tra California e Milano ha messo radici in Lunigiana dove ha acquistato con il marito un piccolo rudere con cinque ettari. Hanno un orto-domestico, un pollaio e sono alla continua ricerca dell’auto-sufficienza inteso come stile di vita. Appassionata di arte e di agricoltura sostenibile, incuriosita dalla filosofia della permacultura, Alison è una signora inglese intraprendente che, già molti anni fa, aveva intravisto un grande potenziale in pianta tropicale considerata infestante. Oggi si può considerare una pioniera, e senza dubbio un’originalissima imprenditrice agricola piena di entusiasmo ed energia.