Il cestino con le chiavi si trova accanto al lungo tavolo da dove la protesta è partita nella sala convegni della Camera di Commercio a Carrara. Chi è stato costretto a chiudere la propria impresa, faticosamente messa su con sacrifici ed investimenti, magari dopo venti-trentanni di onorata attività, ha dovuto chiuderla. E lì, dentro quel cestino, le ha gettate in segno di protesta. Tanto a chi servono più? Installatori, idraulici, edili, balneari, estetisti, professionisti, operatori turistici, carrozzieri, autotrasportatori, agricoltori, operai, barbieri, orafi: cartellini colorati accompagnano il corposo groviglio di chiavi. Aprivano cantieri, capannoni, negozi, uffici. Erano la porta del futuro, la garanzia d’una vita tranquilla; oggi sono le ceneri del passato. Sono il messaggio forte ed emozionante che le imprese apuo-lunigianesi hanno voluto lanciare durante la manifestazione promossa da Cna, Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti, Legacoop, Confapi e Coldiretti che sui è tenuta questa mattina, sabato 28 gennaio a Carrara e a cui hanno partecipato 350 imprenditori.
Parcheggiati fuori, nella piazzetta, decine di mezzi da lavoro tra camion, furgoni, ruspe e trattori. “E’ ora di dire basta” recita lo slogan della manifestazione: “Siamo soli. Non ce la facciamo ad andare avanti”.
Il bersaglio della protesta, la prima storica adunata di tutti i comparti economici locali, è la mancanza di un futuro. La crisi si è inghiottita 1000 imprese nel 2011 ed altrettante rischiano il crack nel 2012. Quelle che ancora riescono a resistere hanno scelto di reagire “sfogando” difficoltà e rassegnazione nel corso di un’assemblea pubblica molto partecipata, la prima di una serie di iniziative per portare all’attenzione dello Stato e degli Enti regionali e locali il profondo “malessere” delle imprese apuane. Colpa della crisi qualcuno giustifica ancora come in uno spot, ma non è esattamente così se quelle chiavi, circa 1000, sono finite dentro quel cestino. Sul tavolo degli imputati un cocktail letale di fattori nazionali e locali: politica, stretta creditizia, eccessiva pressione fiscale, burocrazia, lavoro irregolare, incapacità degli amministratori locali. E poi i vari acronimi di Cermec, Asl, Sin e così via ad alimentare la tensione. Fattori che le associazioni hanno raccolto in un documento che hanno consegnato al Prefetto Giuseppe Merendino insieme alle chiavi delle imprese.
L’assemblea. Le storie, purtroppo storie ormai ordinarie, si sprecano. Guido Nicoli, idraulico di Carrara che deve “licenziare il figlio apprendista che io ho assunto per insegnarli un mestiere perché alla fine dell’anno non riesco a pagare le tasse”. Fabiano Guidarelli, impiantista, alle soglie della pensione, 37 anni di contributi, che il 25 gennaio è stato costretto a chiudere la propria impresa: “Lavoravo, facevo piscine nelle ville a Forte dei Marmi ma dal 2001 – racconta – c’è stato un calo incredibile. Non ce la facevo più. Ho chiuso”. Nelle parole degli imprenditori “delusione ed amarezza”, la paura che la crisi “alimenti percorsi di illegalità”. “Incentivano l'apertura di imprese – spiega Ezio Lombardi, meccanico della Lunigiana – ma quando ci sei dentro è un trappola. Tasse su tasse, burocrazia. Ti stancano”. E ancora c’è chi, come Michele Cappe, edile, se la prende con i “burocrati” e chi “non crede più alla classe politica”.
Il documento. 5 pagine per illustrare “la drammatica” crisi che ha colpito le imprese apuane. Nel documento, firmato dai Presidenti delle associazioni (Dino Sodini per Cna, Gianfranco Oligieri per Confartigianato, Vincenzo Tongiani per Coldiretti, Norberto Ricci per Confcommercio, Paolo Arpagaus per Confesercenti, Patrizio Gatti per Confavi e Chiara Grassi per Legacoop) e consegnato al Prefetto, una sequenza terribile di indicatori economici a conferma che “sta andando tutto a rotoli”: “reddito procapite inferiore alla media regionale di quasi 6 mila euro, disoccupazione al 10% contro il 6,1% regionale – si legge - produzione della piccola industria diminuita al 30%, vendite nel commercio scese del 25%”, per non parlare del “fatturato delle imprese artigiane, della diminuzione del marmo lavorato e delle presenze turistiche, altro motore strategico per l’economia locale, inferiori a quelle di dieci anni fa”. Nella lettera le imprese hanno ribadito la “necessità e l’urgenza di scelte importanti, più incisive, atteggiamenti rispettosi delle esigenze delle imprese, azioni meno improvvisare, più lungimiranti, riposte tempestive ed efficaci progetti imprenditoriali”. Nel mirino la “politica e gli amministratori locali”: “la politica – spiegano nel documento – quella vera, non c’è, come se, con incomprensibile fatalismo, avesse la convinzione che tanto, prima o poi, la crisi passerà, le cose torneranno al loro posto; come se fosse inevitabile pagare il doloroso prezzo di chiusure e di licenziamenti”. E poi il credito; tassello fondamentale per chi fa impresa per quale la Camera di Commercio e l’Istituto di Studi e di Ricerche hanno presentato una puntale analisi dall’inequivocabile titolo” “Il difficile rapporto credito-imprese a Massa Carrara”. Bene: “7 imprese su 10 hanno urgenza di liquidità, ma solo 1 su 4 ottiene credito; del 3 quasi la metà è delusa ed impotente ed è costretta a rinunciare”. E per quei pochi fortunati imprenditori che il credito lo hanno ottenuto il costo del denaro è salatissimo e legato all’inasprimento delle garanzie. I depositi invece, dallo scoppio della crisi, sono precipitati: 100 milione di euro, pari al 17%.
Da qui la “simbolica messa a disposizione delle chiavi al Prefetto per esprime lo sconforto, la delusione, la inevitabile tentazione di una resa comunque sofferta di fronte a coloro che non sanno, o fanno finta di non conoscere le dimensioni della drammaticità del momento”.
Il Prefetto. Le associazioni trovano l’impegno del Prefetto Giuseppe Merendino. “La vostra manifestazione – ha spiegato alla delegazione composta da tutti i presidenti delle associazioni firmatarie del documento che ha raggiunto Palazzo Ducale subito dopo l’assemblea – ha dimostrato maturità democratica. Mi attiverò subito, già da oggi, nell’inviare il documento ai Ministeri di competenza per portali a conoscenza della vostra iniziativa. Convocherà – ha assicurato - gli enti locali, i comuni, e gli istituti bancari per un confronto”.
28 Gennaio 2012
CRISI: ECATOMBE DI IMPRESE, MASSICCIA ADESIONE ALLA PROTESTA DEGLI IMPRENDITORI