Dal Tirreno Massa Carrara
Apuani più poveri per effetto di inflazione, caro bollette e lunga pandemia. La tempesta perfetta non risparmia nemmeno la provincia di Massa Carrara, tra i territori più fragili della Toscana con quasi 10 mila cittadini che vivono sotto la soglia di povertà, dove l’effetto dell’aumento dei costi delle materie prime, si sta già facendo sentire sulle tavole. Tra i piatti simbolo della nostra dieta mediterranea e della nostra cultura destinati a scomparire, almeno per un pezzo, c’è la pastaciutta. “Questa situazione sta costringendo molte famiglie, almeno una su due, a cambiare abitudini alimentari e a fare lo slalom tra più esercizi commerciali alla ricerca di prodotti che costano di meno a discapito della qualità. Gli effetti sono già tangibili. Le prime bollette sono arrivate, tutto è aumentato. Ed i colpevoli – chiarisce subito Francesca Ferrari, Presidente Coldiretti Massa Carrara - non sono gli agricoltori che sono il primo anello della lunga filiera alimentare ed il primo settore che subisce l’aumento dei costi. L’inflazione, che misura il costo della nostra vita, in Toscana ha toccato il 3,7% mentre l’incremento dei prezzi alimentari è stato del 2,9%: bene ai di sotto quindi…”. La stangata interessa il gasolio agricolo necessario per le operazioni colturali, aumentato di circa il 50%, e persino i concimi. E così molte altre voci. L’impennata dei prezzi energetici – continua Coldiretti – riguarda anche l’alimentazione del bestiame e il riscaldamento delle serre per ortaggi e fiori e non risparmia neppure i costi di produzione dell’intera filiera agroalimentare come quello per gli imballaggi, dalla plastica alla banda stagnata che incidono su diverse filiere, dalle confezioni di latte, alle bottiglie per il vino, succhi e conserve, alle retine per gli agrumi ai barattoli smaltati per i legumi. “Questo clima complesso, su cui grava la pandemia, ha aperto uno scenario di accaparramenti, speculazioni e incertezza che deve spingere il Paese a difendere la propria sovranità alimentare ma anche a rivedere i contratti di filiera tra produttori e grande distribuzione. In questa direzione va la legge contro le pratiche sleali da noi sostenuta che vieta sedici pratiche commerciali come la vendita sottocosto e le aste al ribasso che strozzano le nostre campagne. Una risorsa, in questo, sono sicuramente i mercati degli agricoltori di Campagna Amica, presenti in molte piazze e città della nostra provincia, su cui non gravano i costi aggiuntivi della catena filiera che porta i prodotti dal campo fino agli scaffali. – spiega ancora la Ferrari – Ai mercati il prodotto agricolo fresco e trasformato passa direttamente dal campo alla tavola per le mani degli agricoltori senza quindi altri trasporti ed altri passaggi di intermediari che fanno lievitare il prezzo finale. Anche in periodo inflazionistico come quello che stiamo vivendo si può continuare ad acquistare prodotti di grande qualità, pagandoli il giusto, senza rinunciare all’amata pastasciutta”.