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1 Novembre 2013
CASTAGNE: RACCOLTO IN RIPRESA MA ANCORA MAGRO (-50%), LE VECCHIETTE RACCOGLIETRICI DI APELLA CUSTODI DELLA CASTANICOLTURA LUNIGIANESE

Le vecchiette raccoglitrici del borgo di Apella, a Licciana Nardi, sono tornate a sorridere e a divertirsi.... Le vedi partire quando ancora fa buio, sparire in quei castagneti curati come giardini e che sembrano - finalmente - essere sulla strada della guarigione. Per trovare tante castagne, ed anche belle, c’è da camminare parecchio, raggiungere i 600 metri sul livello del mare: è lassù, in alto, che le anziane custodi dei castagneti di Apella arrivano quasi ogni giorno sfidando con rispetto il bosco che le ospita. Va un po’ peggio in basso, nei castagneti alla portata di tutti, e delle frotte di turisti che nel weekend affollano le piane. Il raccolto sarà ancora magro (-50%), ma sarà migliore, per quantità, rispetto a quello disastroso dello scorso anno che aveva portato quasi ad un azzeramento di prodotto e derivati, come la preziosa farina Dop. A fornire una primo quadro è Coldiretti sulla base della previsioni dell’Associazione Nazionale Città del Castagno.

L’andamento climatico unito all’aggressione del cinipide galligeno e per la prima volta anche alla presenza massiccia ed evidente degli ungulati condizioneranno la castanicoltura con raccolti dimezzati e perdite di prodotto con punte, in alcune aree della Lunigiana (in particolare nelle zone basse), fino al 50%. Ad incidere sulla mancanza del prodotto sono stati – spiegano Coldiretti e Associazione Nazionale Città del Castagno – la piovosità prolungata in primavera, durante la fioritura dei castagni, con dilavamento del polline e difficoltà nella allegazione, conseguente ritardo nella formazione dei frutticini unita ad un’estate calda con continua ventilazione di venti da Nord (tramontana) con disidratazione dei ricci, e rallentamento nell’ingrossamento degli stessi. L’annata è stata caratterizzata – proseguono Coldiretti e Associazione Nazionale Città del Castagno – da un forte sfarfallamento della Cydia precoce del castagno (Pammene fasciana) che ha contribuito alla caduta precoce di parte dei piccoli ricci. A contribuire negativamente sull’annata di passione del settore, la presenza fuori controllo degli ungulati: cinghiali, caprioli e cervi che si cibano delle poche e buone castagne cadute a terra ed il cinipide i cui effetti sono purtroppo ancora molto evidenti.

L’annunciata e prevedibile ridotta produzione locale ha provocato la massiccia importazione di prodotti dall’estero che sono cresciute del 20% nei primi sette mesi del 2013 dopo che nel 2012 erano praticamente raddoppiate rispetto all’anno precedente e quasi triplicate rispetto al 2010. Il risultato - precisa la Coldiretti - è uno storico sorpasso con gli italiani che hanno più del 50% di probabilità di trovarsi nel piatto senza saperlo castagne straniere provenienti soprattutto dalla Spagna, dal Portogallo, dalla Turchia e dalla Slovenia. Ecco perché se non si vuole correre il rischio di acquistare spesso a caro prezzo caldarroste straniere in vendita nel centro delle città, Coldiretti invita i consumatori a prestare attenzione alla qualità e suggerisce di ricorrere a un più genuino fai da te casalingo per garantirsi un prodotto fresco, sicuro e a costi accessibili. Meglio allora frequentare le sagre in programma in queste settimane dove è possibile fare buoni acquisti di alta qualità oppure rivolgersi alle imprese agricole e riscoprire il gusto di partecipare nei boschi alla raccolta delle castagne.

Se dal punto di vista quantitativo la situazione è preoccupante il primato della qualità è confermato - continua Coldiretti - dalla presenza della Farina di Castagne della Lunigiana Dop tra i prodotti a base di castagna che hanno ottenuto il riconoscimento europeo, uno dei cinque prodotti che conferiscono alla nostra regione il primato di qualità a livello nazionale. Ma a rischio non c’è solamente la perdita del prodotto castagne che danno occupazione a centinaia di persone nella filiera anche in Lunigiana. Nonostante che la castanicoltura Toscana sia a maggioranza “part time”, la pochezza di produzione ha effetti sull’abbandono dei castagneti da parte dei castanicoltori, con conseguenze disastrose per il mantenimento del territorio, l’integrazione al reddito e alla continuità della sua presenza nei territori marginali e montani.
Per queste motivazioni, ricorda Coldiretti, è necessario che le Istituzioni, oltre a continuare le attività di lotta al cinipide, mettano in campo azioni determinanti per il rilancio del settore, tra cui sicuramente più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita per evitare che diventino tutte, incredibilmente, castagne italiane.Visualizza altro
— con Francesco Ciarrocchi e altre 12 persone.

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