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8 Novembre 2012
CASTAGNE/AUTUNNO: SICCITA’ E CINIPIDE MANDANO IN TILT LA FILIERA DELLA CASTAGNA, FARINA E MIELE KO MA ANCHE IN CUCINA E’ CRISI

Siccità e cinipide galligeno mandano in crisi la filiera della castagna. In grandissima difficoltà anche i produttori di miele, la ristorazione e la cucina tipica che ha basato, da sempre, gran parte delle ricette autunnali sulla castagna; un prodotto che mai, come quest’anno, era mancato dai boschi e che ora sta mandando in corto circuito la già fragile economica castanicola. E pensare che, negli ultimi anni, grazie al riconoscimento della Dop e alle risorse messe a disposizione dal Piano di Sviluppo Rurale che hanno contribuito a riaccendere l’interesse economico nei confronti del frutto autunnale per eccellenza si stava assistendo ad un importante ed interessante contro-esodo nei boschi da parte delle aziende agricole che erano tornate ascommettere sulla castanicoltura e sulla sua filiera. La siccità di questa estate accompagnata da temperature alte e prolungate unita alla presenza del cinipide galligeno ha “scoraggiato” la raccolta delle castagne in Lunigiana dove si stanno registrano perdine di produzione con punte che toccano fino al 90%. Dove è andata meno peggio la produzione si è dimezzata rispetto all’anno precedente ma non basterà per contenere l’importazione dall’estero di castagne (Cina, Corea del Sud e Turchia in testa) e raffreddare i prezzi al dettaglio. Una situazioni dagli addetti ai lavori definita “eccezionale”: non si trova, nella memoria contadina, un’annata così “disastrosa”.
 
A fornire un primo quadro è Coldiretti che sta monitorando la delicata fase di raccolta in tutta la Lunigiana dove si riescono a produrre (dati Coldiretti) 2263 quintali di castagne fresche, 724 quintali secche e circa 710 quintali di farina in condizioni ottimali. Una piccola Dop che punta tutto su qualità e sulle caratteristiche di un prodotto fortemente legato alla storia, al territorio e alle tradizioni della Lunigiana. Molti dei prodotti tradizionali regionali censiti ancora oggi derivano da castagne e farine e rappresentano alcune delle eccellenze gastronomico della toscana come il castagnaccio, la marocca di Casola, le lasagne bastardate della Lunigiana e la pattona di Comano. “La situazione è molto critica – commenta Vincenzo Tongiani, Presidente Provinciale Coldiretti – e va ad aggiungersi agli effetti della siccità già denunciati. La castanicoltura – sottolinea - rappresenta da sempre una forma di integrazione al reddito agricolo che per decenni è stata di vitale importanza. Quest’anno ci troviamo di fronte ad uno scenario molto pesante per un’economia già fragile che con fatica e risorse stiamo cercando di riportare al centro del Pil agricolo provinciale. Dobbiamo stringere i denti”. La mancanza di castagne farà sentire il suo effetto nella produzione di farina Dop, l’ultima, in ordine cronologico, ad aver ottenuto la denominazione. “La produzione era in crescita negli ultimi anni ad eccezione dello scorso che era già stata pessima – spiegano dal Comitato Promotore per la Farina di Castagne della Lunigiana Dop – ma siccità e cinipide hanno quasi azzerato la produzione. La perdita di prodotto si attesta ad un primo sondaggio intorno al 90%. Non c’è prodotto”. La produzione di farina Dop era passata da 50 quintali a 150 quintali “certificati” a dimostrazione dell’exploit del settore ed anche i soci del Comitato sono in crescita. Oggi sono 25 contro i 10-15 degli anni passati. “Arrivare a 20 quintali sarà molto dura, purtroppo arriviamo da un 2011 già negativo e questo non aiuta il nostro progetto – analizzano dal Comitato – in tutti questi anni non avevo mai visto una situazione del genere ma sono fiducioso per il futuro”. L’ottimismo del Comitato è legato anche ai Piani Interati di Filiera – la Lunigiana ha presentato un interessante progetto alla Regione Toscana per cui si attende una risposta – e all’importanza della certificazione: “ci sono i presupposti – sottolineano dal Comitato – per rimettere in moto l’economia della castagna”.
 
In Lunigiana, come in gran parte della Toscana, si sono verificate contemporaneamente una serie di condizioni sfavorevoli che hanno azzerato la produzione resa ancora più grave dalla presenza del cinipide. Una primavera insolitamente piovosa ha reso difficile l’allegagione nel momento della fioritura mentre l’estate più calda degli ultimi anni ha disidratato i ricci nella fase cruciale non favorendo la maturazione delle castagne all’interno. Il risultato è stato la caduta massiccia dei ricci e la mancanza di prodotto. A conferma che di castagne autoctone in giro non ce ne sono i prezzi al quintale: “un quintale fresco si vendeva a 60-70 euro, oggi – spiegano i castanicoltori – siamo arrivati a 100-120 euro al quintale. Il prezzo è raddoppiato. Averne di castagne…”.
 
Ma gli effetti sono pronti a farsi sentire anche nel settore della ristorazione: “ci sono molti piatti – analizza Tongiani – basati sull’ingrediente castagna e sulla farina che rischiano essere meno frequenti nei menu almeno per quest’anno”. Anche per il miele, l’altra grande Dop della Lunigiana riconosciuta a livello nazionale (5.000 arnie e 50 milioni di api Dop), i tempi non sono facili. Lo aveva già previsto Andrea Guidarelli, Presidente del Consorzio Tutela Miele della Lunigiana Dop alla vigilia dell’estate. La produzione di miele di castagno si è ridotto ad un terzo: “La prova è la resa per arnia – spiega Guidarelli – 100 arnie riuscivano a produrre 30-35 quintali di miele, oggi siano ad 11 quintali in media per arnia. Granparte è melata anche se la salute dei  castagni è migliorata”. Secondo Guidarelli la lotta biologica al cinipide sta funzionando: “Ci sono anche altri antagonisti autoctoni che stanno riconoscendo il cinipide e lo stanno combattendo – conclude – serve ancora tempo per debellarlo del tutto”.

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