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13 Novembre 2010
CANDIA: VIGNE IN GINOCCHIO, CONGELARE RATE MUTUI E TASSE IN ATTESA CONTRIBUTI PER RIPRISTINO

La viticoltura eroica in ginocchio dopo le numerose frane e smottamenti che hanno interessato tutta la zona del Candia. In tutto 70 secondo un bilancio dell’amministrazione comunale di Massa. Cancellati interi terrazzamenti che hanno sbattuto nello sgomento i viticoltori del Candia che ora si aspettano risposte e aiuti da parte degli enti locali. Ancora tutti da stimare i danni subiti dalle aziende agricole che proprio venerdì pomeriggio si sono ritrovate nella saletta della Chiesa di San Sebastiano per l’incontro promosso da Coldiretti per una prima ricognizione, anche economica, delle aree e dei terrazzamenti annientati dalle frane. Una cinquantina gli agricoltori che hanno portato i primi dossier costituiti da fotografie ed anche video girati con il telefonino, e raccontato tutte le loro perplessità all’Assessore Comunale, Fabrizio Brizzi che ha ricordato come la “priorità sia mettere in sicurezza l’area e riportare in casa le famiglie sfollate prima possibile” ma anche come i “disagi” siano stati “notevolissimi e i “danni notevoli”. Una, in particolare, la domanda più volte rivolta all’amministrazione: “saremo aiutati, avremo contributi per il ripristino dei terrazzamenti?”. Fermo restando che tutto sarà fatto, e che i tempi non saranno brevissimi, anche perché la priorità sarà data alla messa in sicurezza degli abitati civili e delle strade, Coldiretti ha chiesto “il congelamento delle rate dei mutui e dei finanziamenti aperti dalle aziende agricole che hanno subito i danni: è un atto necessario in questo momento, e fino a quando non avremo il quadro completo dei contributi e degli aiuti che saranno destinati all’agricoltura. L’opera delle aziende agricole del Candia – ha  ricordato Vincenzo Tongiani, Presidente Provinciale Coldiretti – ha salvato la montagna ed evitato il peggio. Senza i terrazzamenti i danni sarebbero stati maggiori”. Tongiani ha inoltre, ricordato che gli uffici della Coldiretti sono a disposizione per informazioni, chiarimenti e per guidare le aziende verso la richiesta dei contributi al fine di arrivare velocemente ad una mappatura “delle aree e dei terrazzamenti interessati da frane e cedimenti”.
Una situazione, quella del Candia, “anomala” come l’ha definita Brizzi: “non si tratta di un territorio abbandonato; l’opera dell’uomo è evidente, ma sono stati effettuati interventi dal singolo che non rientravano nello studio complessivo di regimazione dell’acque. E questo ha provocato parte del problema nel Candia”. Un pensiero diffuso tra gli stessi viticoltori che dividono le colpe tra pubblico e privato. “Le frane hanno interessato la zona sotto le nostre vigne e l‘oliveto – ci racconta Alide Buffa, la titolare dell’azienda Gallo Giò che si trova sul Monte Taglia, vicino al ripetitore dell’Enel – dove c’è il bosco, e dove non possiamo intervenire. Mio marito aveva già avvertito dei segnali strani: le querce erano piegate ed i rami erano ancora pieni di foglie. Il peso dell’acqua li ha sradicati e si sono trascinati via anche parte dei nostri terreni”. L’azienda era già intervenuta, a proprie spese, alcuni anni fa quando l’area era già stata interessata dalle frane. “Abbiamo installato cinque gabbie per rendere stabili i terrazzamenti – spiega – e quella zona si è salvata. Ma abbiamo fatto tutto a nostre spese. Le nostre vigne sono curatissime e non si può certo parlare di abbandono”. Giovanissimi i titolari dell’azienda Bel Fior (una giovane coppia di trentenni), una delle new entry del Consorzio del Candia. Si trova alla Fucchia. Metà della vigna è stata “divorata”. “Abbiamo solo avuto il tempo della prima vinificazione quest’anno; abbiamo aperto da poco più di un anno. Dispiace, e siamo addolorati, perché dobbiamo ripartire da quasi zero”. La vigna e il vino sono diventati l’unica fonte di reddito dopo aver perso il lavoro. La ferita per Massimo Lazzerini è molto profonda: “E’ ceduto un fronte che interessa 10 terrazzamenti – racconta – per un perimetro che va da 2 metri di larghezza a 60 di lunghezza. Proprio nel centro della vigna”. Secondo Lazzerini non è finita. “Il terreno è instabile e molle. Se continua a piovere se ne andranno altri terrazzamenti”. L’azienda agricola Calevro è una delle più strutturate della zona del Candia. Il titolare è molto amareggiato, e quasi non ha voglia di parlare. “Mi sto facendo il sangue marcio – racconta – ci sono più fattori che hanno contribuito a questo disastro: la cattiva manutenzione dei canali che non sono stati puliti e del territorio da parte dell’ente pubblico, e del privato. Servono leggi su come gestire e mandare avanti l’area e soprattutto controlli. Ora il problema serio è come ricostruire i vigneti e ripartire”. Danni anche nella zona del Finocchio. Lì’ ci sono l’azienda Della Tommasina dove dieci pareti sono “sparite” e Giusti Giancarlo dove ci sono stati “sei cedimenti nei poggi”.

Per informazioni è possibile contattare le segreterie territoriali di Coldiretti oppure scrivere a massacarrara@coldiretti.it

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