Triplicati gli eventi estremi in Toscana nel 2025. Dall’inizio dell’anno ad oggi i fenomeni atmosferici eccezionali sono stati 89. Il mese horribilis è stato marzo con ben 41 nubifragi in un mese, più di uno al giorno, che hanno causato alluvioni e danni complessivi per 100 milioni di euro a famiglie ed imprese nelle province di Firenze, Pisa, Prato e Livorno. Sono i numeri forniti da Coldiretti Toscana sulla base dell’elaborazione dei dati del servizio European Severe Weather Database che fotografano chiaramente un aumento degli eventi estremi nei primi 7 mesi dell’anno. L’ultima ondata di maltempo che ha portato sulla Toscana la devastante miscela di pioggia, grandine e fulmini ha distrutto intere porzioni di vigne tra le colline del Chianti e della Vernaccia ed “asfaltato” centinaia di ettari di grano, farro e foraggi pronti per essere tagliati nella zona tra Volterra e Colle Valdelsa. “In poche ore siamo passati dal caldo record che brucia i meloni, le melanzane e i pomodori in campo alla grandine e alla piogge torrenziali che, a macchia di leopardo, con una forza impressionante, hanno devastato i vigneti e allettato centinaia di ettari di grano, farro e foraggi e leguminose che i nostri agricoltori devono ancora trebbiare. Le imprese finite nell’occhio del maltempo hanno sostenuto costi di produzione che difficilmente riusciranno a recuperare. – spiega Letizia Cesani, Presidente Coldiretti Toscana – Il settore agricolo è il primo a pagare il prezzo del clima impazzito: le colture sono in campo tutto l’anno e non possono essere ne spostate ne protette facilmente. I danni alle coltivazioni, pronte per essere raccolte o prossime come il vino, sono ancora una volta pesanti con aziende che hanno perso e compromesso anche il 50% del prossimo raccolto. Ciò significa chiudere l’anno in perdita”.
Il referto, dopo il passaggio della tempesta di domenica che ha scaricato in poche ore la quantità di pioggia di settimane se non di mesi è in continuo aggiornamento. Ancora difficile avere una stima complessiva a cui dobbiamo sommare, nelle ultime ore, la difficile situazione documentata nel volterrano a confine tra Pisa e Siena, un altro territorio investito dal maltempo. I danni sono per le strutture, con capannoni scoperchiati e alle coltivazioni. Tra le colline assolate di Specchiolla e Mazzolla, un’area specializzata nella coltura di cereali e foraggi, la ferita più profonda. Qui almeno 300 ettari di terreni di grano, farro, trifoglio, sulla ed erba medica non potranno finire nei magazzini. Il peso della pioggia, le raffiche di vento e la grandine hanno piegato e stroncato gli steli e slavato le spighe. L’acqua caduta senza sosta per quasi quattro ore ha creato ruscelli e solchi lungo i pendii trascinando a valle slavine di terra che hanno ricoperto le colture ora a rischio asfissia. “La situazione è drammatica. – spiega Loriano Cucini che ha un’azienda proprio nel cuore del disastro – Non ho mai visto tanta acqua in questo periodo e con questa intensità. Il 50% del mio raccolto è andato perso. Gli steli sono spezzati, il foraggio allettato. Non riusciremo nemmeno a coprire i costi di produzione che abbiamo sostenuto per arrivare fino qui. Nel momento più importante, quello della raccolta, la beffa. Così non si può continuare per molto”. Poco distante Simone Bensi dell’azienda agricola Il Picchio sta cercando ancora di avere un quadro completo dei danni subiti. La sua azienda produce farro e foraggi. L’immagine della piscina dell’agriturismo che straborda di acqua non la dimenticherà per molto tempo. “La pioggia ha riempito la piscina. Parliamo di 20 centimetri dal bordo. Faceva impressione. – racconta - La piccola vigna è andata, persa; quest’anno niente vino. – spiega – Venivano giù chicchi di grandine grossi come noci: non si salva niente”. Giuseppe Zizi è riuscito a trebbiare il grano duro in tempo ma “per il favino non c’è stato nulla da fare. Lo lascio in campo”.
Le previsioni nel medio-lungo periodo tracciate dall’Esa, l’agenzia europea per l’ambiente, non sono incoraggianti con l’Italia che già oggi, considerando il periodo 1980-2023, ha già registrato 135 miliardi di euro di perdite economiche, in buona parte a spese proprio dell’agricoltura. Circa 4 miliardi nel solo 2024, pari allo 0,2% del Pil che potrebbero arrivare, senza le adeguate contromisure, a 100 miliardi nel 2050. “E’ fondamentale accelerare gli investimenti pubblici e privati sulla prevenzione attiva come reti antigrandine, impianti antigelo, sulla nuova genetica green e sulla resilienza della nostra agricoltura: è una questione di competitività e di sicurezza alimentare. – conclude la presidente regionale, Cesani – Così come è necessario semplificare e rendere più veloci gli indennizzi per le imprese assegnatarie. Un altro tema centrale è quello della gestione del rischio. Fare agricoltura oggi significa proteggere anche gli investimenti: le assicurazioni agevolate contro eventi come la grandine, il gelo, la siccità e le alluvioni, sono strumenti di tutela diretti ed efficaci. Oggi, in Toscana, solo un’impresa su cinque, si assicurano per difendersi dalle calamità. Ancora troppo poche”.