Oltre mille agricoltori della Coldiretti hanno partecipato questa mattina – venerdì 26 settembre - al sit in di protesta di fronte alla Prefettura di Firenze per dire basta ai trafficanti di grano che schiacciano il prodotto nazionale sotto i costi di produzione, costringendo le imprese agricole a lavorare in perdita e spingendo sempre più sulle importazioni estere. Un grido di rabbia e delusione accompagnato da cartelli, cori e sacchi vuoti con il tricolore per denunciare un sistema che distrugge il reddito agricolo. A rischio ci sono migliaia di imprese agricole in una regione, la Toscana, che negli ultimi venti anni ha visto perdere la metà della produzione e delle superfici coltivate a grano duro solo in parte convertite o recuperate.
La protesta, che ha coinvolto agricoltori provenienti da tutta la regione e dal vicino Lazio, arriva mentre il prezzo del grano duro è crollato a 28 euro al quintale, con un calo del 30% in un anno, tornando ai livelli pre-guerra in Ucraina, mentre i costi di produzione sono aumentati del 20% dal 2021. Un chilo di pasta oggi viaggia intorno ai 2 euro in Toscana (fonte Osservatorio dei Prezzi), ma agli agricoltori vengono riconosciuti appena 28 centesimi al chilo di grano.
“Serve dare dignità agli agricoltori, rispettando la legge sulle pratiche sleali che vieta la vendita sotto i costi di produzione – ha dichiarato la presidente di Coldiretti Toscana, Letizia Cesani – e rivedere completamente il sistema delle borse merci locali che vanno superate con una CUN (commissione unica nazionale) per la formazione del prezzo. Non possiamo svendere il grano sotto i costi, vogliamo più controlli contro gli speculatori. E agli agricoltori diamo un’indicazione chiara: i contratti di filiera sono lo strumento di difesa del reddito”.
“Lottiamo contro i trafficanti di grano che vogliono uccidere la distintività e l’origine. L’Italia non produce tutto il grano che le serve perché viene pagato agli agricoltori cifre offensive, che nessuna impresa potrebbe sostenere – prosegue la presidente regionale –. Ma questa non è solo una battaglia per il prezzo: è una battaglia per la salute e per la sovranità alimentare. Non possiamo accettare che il grano italiano venga sottopagato e poi si faccia mangiare la pasta col grano canadese al glifosato. E dobbiamo investire su invasi e stoccaggi, per creare delle riserve strategiche. Tutelare gli agricoltori vuol dire tutelare i cittadini”.