Prorogare al 31 dicembre 2012 i termini dell’ordinanza che intima ai proprietari dei terreni nelle colline del Candia interessate da frane e smottamenti al ripristino e alla messa in sicurezza. Lo ha chiesto informalmente Coldiretti al primo cittadino di Massa, Roberto Pucci durante un incontro a Palazzo Civico, e lo farà formalmente con una lettera in questi giorni mettendo in copia anche la Regione Toscana, per altro già sollecitata dall’amministrazione comunale (è stata informata la Dirigente Regionale del Sistema di Protezione Civile, Maria Sargentini).
L’obiettivo della principale organizzazione agricola è costruire un “percorso condiviso con i soggetti interessati”. Da una parte Comune, Provincia di Massa Carrara, Regione Toscana, dall’altra le imprese ed i proprietari dei terreni del Candia.
Ad attivare l’organizzazione agricola sono state le 360 ordinanze personali (nominative) inviate dal Comune di Massa in queste settimane ai proprietari e co-propirietari dei terreni dove si sono verificate le frane in conseguenza degli eventi alluvionali del 2010 che rischiano di produrre un effetto indesiderato: l’abbandono delle colline del Candia. La notifica dell’ordinanza infatti da 90 giorni di tempo al proprietario, sia esso imprenditore agricolo che privato cittadino, per presentare al Comune di Massa il progetto per il ripristino dei terreni, pena il ricordo alla Procura della Repubblica. Ogni proprietario dovrebbe provvedere a proprie spese dall’eventuale demolizione dell’abuso, alla pulizia dei canali, al recupero della regimazione idrica originaria alla messa in sicurezza dei pendii. E fin qui nulla di strano se non fosse che “così si incentiva l’abbandono del Candia – spiega Vincenzo Tongiani, Presidente Provinciale Coldiretti – Le ordinanze, 360 secondo i nostri dati, rischiano di attivare un percorso pericoloso. Chi non ha le risorse finanziarie per provvedere ai lavori non è in grado di mettere in sicurezza i terreni”.
Un rischio serio che produrrebbe effetti a cascata sulla sicurezza complessiva delle aree, sulla qualità paesaggistica ambientale e sul prodotto enologico. Le operazioni per la sicurezza possono variare da alcuni migliaia di euro fino a decine di migliaia di euro come in alcuni casi. Sono un costo anche le spese per la produzione dei progetti a cui le imprese agricole non si sono certo sottratte. “Non è intenzione nostra mettere in discussione la necessità di ripristinare il territorio. La messa in sicurezza delle colline del Candia – sottolinea Francesco Ciarrocchi, Direttore Provinciale Coldiretti - è un obiettivo comune. E’ però necessario un percorso di condivisione”.
Il percorso individuato da Coldiretti è quello della proroga dei termini previsti dall’ordinanza. In sostanza Coldiretti chiede più tempo. A completamento del percorso l’organizzazione agricola invita il Comune di Massa a farsi promotore di un tavolo di lavoro per “coordinare la disponibilità di eventuali risorse” utili per garantire la continuità della presenza sulle colline del Candia.
Già attivata intanto, attraverso gli uffici di Coldiretti in collaborazione con il Consorzio di Tutela del Candia, il servizio di assistenza e consulenza per i finanziamenti previsti dal riconoscimento dello stato di calamità naturale certificato dal Ministero dietro richiesta della Regione Toscana. Una cinquantina le imprese agricole che hanno fatto richiesta. Prevista, per le imprese del Candia, la possibilità di ottenere l’’80% di finanziamento del totale di spese sostenute per la messa in sicurezza dei terreni di proprietà. Complessivamente occorrono, stando alle stime di Coldiretti, circa 800 mila euro per eseguire i lavori. Tra le iniziative attivate per favorire le imprese la stipula di una convenzione finalizzata alla consulenza ed assistenza nella produzione e presentazione dei progetti di messa in sicurezza. “L’ordinanza colpisce l’agricoltura come i privati cittadini – conclude Ciarrocchi – è necessario costruire un percorso condiviso per ottenere i risultati che noi tutti speriamo”.
3 Febbraio 2012
CANDIA: 360 ORDINANZE PER LA MESSA IN SICUREZZA, COLDIRETTI CHIEDE PIU’ TEMPO